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Convivenza tra colleghi sul luogo di lavoro: la tutela della dignità personale a carico di chi?

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Nel contesto lavorativo, il rispetto reciproco e la correttezza nei rapporti tra colleghi non sono soltanto valori auspicabili: sono obblighi giuridici.

Un singolo episodio di molestia verbale può essere considerato sufficiente per adottare misure disciplinari severe, tra cui la sospensione dal servizio.

La tutela della dignità personale e dell’integrità psicologica del lavoratore è un principio fondamentale del nostro ordinamento, che trova fondamento non solo in norme costituzionali, ma anche nel Codice civile.

L’articolo 2104 del Codice civile prevede infatti, che il dipendente debba eseguire le proprie mansioni con diligenza e nel rispetto delle direttive aziendali, mantenendo sempre un comportamento corretto e leale, configurando così facendo le molestie verbali, come una diretta violazione di questi obblighi.

Per questo il datore di lavoro non solo può intervenire, ma adotta i provvedimenti disciplinari necessari, essendo tra i suoi doveri garantire un contesto lavorativo sano, rispettoso e sicuro per tutti.

Naturalmente, ogni sanzione deve rispettare le garanzie previste dalla legge; perciò, l’articolo 7 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/1970) stabilisce che prima di irrogare una sanzione, l’addebito deve essere formalmente contestato al lavoratore, il quale ha diritto a difendersi entro un termine di cinque giorni.

Il principio del contraddittorio è in questo caso essenziale, ed è volto a bilanciare il potere disciplinare dell’azienda con i diritti di difesa del dipendente. Inoltre, la sanzione deve essere proporzionata e adottata nel rispetto di quanto previsto dai contratti collettivi applicabili.

Nel caso specifico delle molestie verbali, anche un solo episodio può giustificare una sospensione cautelare, qualora la presenza del lavoratore in azienda rappresenti un rischio per l’equilibrio dell’ambiente o per la serenità dei colleghi.

Nei casi più gravi si può arrivare perfino a un licenziamento per giusta causa.

La previsione legislativa di una corretta convivenza tra colleghi non è perciò soltanto una questione morale, è un dovere giuridico in primis di ogni lavoratore e in secundis di ogni datore di lavoro.

Lo Studio, con un dipartimento appositamente dedicato alla legislazione dello Statuto dei lavoratori, rimane a disposizione per ogni eventuale chiarimento.

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