Federico Allavelli
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Salario minimo: il solito discorso superfluo (da esigenza a conseguenza)

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V

Il tema del salario minimo legale, il cui importo è stato ipotizzato in 9 Euro lordi l’ora, torna a rivestire un ruolo centrale nel dibattito pubblico.

E, come sempre, si tratta solo di potenziale demagogia.

L’argomento non può esaurirsi con la mera quantificazione di un importo orario, ancor più essendo, questo, tema già largamente disciplinato dalla contrattazione collettiva nazionale.

Su 63 CCNL più rappresentativi e attualmente vigenti oltre la metà prevede, per il livello di inquadramento più basso, un reddito superiore alla soglia ipotizzata dei 9 Euro l’ora:

  • 39 CCNL prevedono un minimo retributivo superiore ai 9 Euro;
  • 22 CCNL prevedono un minimo retributivo inferiore ai 9 Euro.

Di questi ultimi 22 CCNL:

  • 18 CCNL prevedono un minimo retributivo compreso tra gli 8 e gli 8,9 Euro;
  • 4 CCNL prevedono un minimo retributivo compreso tra i 7 e i 7,9 Euro.

Al contrario di quanto fatto sino ad ora, il tema del salario minimo dovrebbe invece essere affrontato di concerto con ulteriori e dirimenti argomenti, quale, primo tra tutti, il differente potere d’acquisto salariale a livello territoriale.

La questione è meritevole di considerazione e di un celere intervento da parte:

  • della contrattazione collettiva con l’introduzione di elementi perequativi su base territoriale;
  • dal Legislatore con consistenti interventi sulla leva fiscale e con l’introduzione di fringe benefit su base regionale.

In sintesi, ciò che servirebbe è una stagione di riforme organiche in cui il tema del salario minimo diventi la logica conseguenza di percorso di una riforma complessiva.

Non la sua origine.

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