La Corte di Cassazione ha riportato al centro del dibattito l’obbligo di versamento delle quote di Trattamento di Fine Rapporto (TFR) al Fondo di Tesoreria dell’INPS, che riguarda le imprese con più di cinquanta dipendenti (ordinanza interlocutoria n. 25175 del 14 settembre 2025).
In queste aziende, infatti, la parte di TFR non destinata alla previdenza complementare deve essere trasferita all’INPS, secondo quanto stabilito dalla legge finanziaria 2007.
Questo obbligo interessa sia i datori di lavoro, responsabili della corretta gestione dei fondi, sia i lavoratori, che devono vedere garantito il diritto al TFR maturato.
Nel tempo sono sorti numerosi dubbi interpretativi: in quali casi il datore di lavoro può trattenere il TFR e quando è invece obbligato a riversarlo al Fondo?
Le risposte fornite dalla giurisprudenza non sono sempre state coerenti, con conseguente incertezza e contenzioso.
Di fronte a questa situazione, la Cassazione, chiamata a pronunciarsi su una controversia specifica, ha scelto di non definire subito la questione ma di rimetterla alla pubblica udienza, prospettando un possibile intervento delle Sezioni Unite.
La scelta segnala la volontà della Corte di fissare un orientamento stabile e condiviso.
Le implicazioni sono rilevanti: i datori di lavoro devono prestare attenzione alla gestione delle somme per evitare responsabilità contributive verso l’INPS e contestazioni da parte dei dipendenti.
I lavoratori, invece, hanno interesse a veder garantito il proprio diritto al TFR.
In attesa della decisione definitiva, l’ordinanza n. 25175 invita quindi imprese e professionisti a monitorare con attenzione gli sviluppi, così da adeguarsi tempestivamente a un chiarimento che avrà effetti significativi sul piano operativo e giuridico.
È importante informarsi per prevenire eventuali errori nella gestione del TFR e per tutelare pienamente i propri diritti.
Lo Studio rimane a disposizione per ogni eventuale chiarimento.