La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 118 del 2025, ha affrontato una questione di rilievo per lavoratori e imprese, intervenendo sul tema delle tutele nei casi di licenziamento illegittimo nelle piccole realtà aziendali.
Con tale decisione, ha dichiarato incostituzionale il limite massimo di sei mensilità per l’indennizzo previsto quando il datore di lavoro ha meno di quindici dipendenti, ritenendolo in contrasto con i principi di eguaglianza e di adeguata tutela dei diritti.
La questione non è nuova.
Già nel 2022 la Corte aveva segnalato la criticità della norma, ma aveva lasciato al legislatore il compito di intervenire.
A distanza di oltre due anni, di fronte all’assenza di modifiche, la Corte è tornata sul punto con una decisione diretta e chiara. Fino ad oggi, i lavoratori licenziati illegittimamente da piccole imprese potevano ottenere un risarcimento compreso tra tre e sei mensilità, indipendentemente dalla gravità del licenziamento.
Questo margine ristretto impediva al giudice di valutare concretamente ogni singolo caso e adattare la tutela alla situazione specifica.
La Corte ha stabilito che questo limite rigido non garantisce una protezione adeguata, né sotto il profilo della dignità del lavoratore, né come deterrente per comportamenti scorretti.
Anche nelle piccole imprese il risarcimento deve poter essere calibrato tenendo conto di diversi elementi, come l’anzianità del lavoratore, la condotta delle parti, le dimensioni economiche dell’impresa e la gravità del vizio.
Rimane in vigore, almeno per ora, la previsione del dimezzamento rispetto all’indennità ordinaria, ma senza più il vincolo assoluto delle sei mensilità. È un passaggio importante.
Oggi molte realtà imprenditoriali hanno strutture snelle ma una forza economica rilevante, e il solo numero di dipendenti non basta più per definire la tutela applicabile.
Lo Studio rimane a disposizione per ogni eventuale chiarimento.